venerdì 26 luglio 2013

Diario di bordo: 

(seconda parte)
Caro diario,
eccomi di nuovo! Ti ricordi dove ci eravamo lasciati vero? (leggi qui la prima parte)
Bene riprendiamo! 
Allora, dopo un terribile volo di un'ora (giuro, e chi soffre spesso di otiti mi può capire!!) sono atterrata a Jakarta dove ho preso una corriera fino a Banda Aceh...
La caotica città era piena zeppa di motorini con almeno 2 persone sopra oppure calessi trainati da motorette insolite. Sulla strada oltre ai classici negozi si affacciavano anche bancarelle ambulanti e mercati affollatissimi. Una mattina per curiosità mi ci sono recata e beh, mi stavo per perdere! Dietro alle prime file di bancarelle affacciate sulla strada si scorgevano quelli che AVEVANO tutta l'aria di ESSERE BANALI ingressi di PICCOLI negozietti.. e invece! Appena entrata mi sono ritrovata in una sorta di ENORME mercato al coperto che comunicava con tutti i negozietti della via! Mamma mia! I corridoi erano stretti e si passava uno alla volta, quindi era facile perdersi di vista. In compenso però si trovava veramente di tutto e di più!


Ehi! Un SERPENTE?????!!!




Ehhh già, chi non vorrebbe provare l'emozione di nuotare assieme ad un serpente? Io sinceramente dopo l'iniziale infarto mancato, mi sono incuriosita sempre più (anche perché i bambini vicino, che nuotavano tranquilli, mi stavano prendendo sicuramente in giro da come se la ridevano. Vaglielo a spiegare che da noi è piuttosto INSOLITO farsi una nuotatina con un rettile!!!).
Una cosa è certa: non voglio nemmeno sapere se fosse stato un serpente velenoso o meno.. Vorrei non dare un'altra chance all'infarto..


La spiaggia nera

A due orette da Banda Aceh c'è l'isola di Sabang, un meraviglioso paradiso per le spiagge e le sue foreste pullulanti di simpatiche scimmiette e caprette!
Due cose mi hanno colpito: i deliziosi dolcetti tipici alla banana che ho comprato in quantità industriali (la valigia non si chiudeva più, ma ne è valsa la pena) e la sabbia nera, a causa delle antiche eruzioni vulcaniche. Questa sabbia aldilà del colore insolito, è straordinaria perché luccica ed è finissima e soffice. Un vero spettacolo!




Banda Aceh's Tsunami Museum



Il 26 dicembre 2004 è un giorno indimenticabile per gli indonesiani.Gran parte di loro ha perso molti dei suoi cari e si è visto portare via tutto quello che aveva: una famiglia, una casa, un lavoro. Questo perché quel giorno, a causa di un violento terremoto di magnitudo 9.3 della scala Richter, un terribile tsunami ha investito una porzione grandissima delle coste dell'Oceano Indiano e in particolare proprio questa zona dell'isola di Sumatra, la terraferma più vicina all'epicentro.
Le conseguenze sono state disastrose:  il 60% degli edifici è andato totalmente distrutto, mentre in tutta la provincia di Aceh  più di 165.000 persone sono rimaste uccise o disperse.
Oggi a testimonianza di quanto accaduto, e in ricordo di tutte le vittime, si possono trovare sparsi per la città vari monumenti, o navi che, trasportate dalla violenza dell'acqua, si sono incagliate nel cuore della città.
Uno di questi è il museo. Non voglio raccontare di com'è strutturato o che cosa si può vedere, perché credo sia immaginabile.. ma una DEVO descrivervela: l'entrata di questo museo è molto particolare, infatti appena entrati ci si ritrova in un corridoio buio, dove l'unica fioca luce arriva da molto in alto. Non si capisce cosa stia succedendo fino a quando non senti un flebile gorgoglio che ti circonda diventare sempre più forte. Allora provi a sfiorare la parete per capire cosa sia e senti qualcosa di umido e fresco. Solo allora te ne rendi conto e ti viene la pelle d'oca. Ti rendi conto che sei circondato da un muro di acqua, alto 7 metri. 7 metri, proprio come quelli che avvinghiavano le vittime dello tsunami. Ti si ferma il respiro, però sai che almeno tu, passata la paura, potrai respirare ancora.

La mia guida, che ha perso la sua famiglia quel giorno, mi ha raccontato che la maggior parte delle persone che si sono salvate, erano rimaste chiuse nella moschea della città mentre stavano pregando. Usciti, hanno scoperto che non c'era più nulla.. tutto era distrutto. La moschea invece, era intatta.


Si torna a casa..

Ehhh già, il mio viaggio è finito.. ma i volti sorridenti di chi ho incontrato, i paesaggi mozzafiato e le piccole avventure di ogni giorno, mi rimarranno nel cuore per sempre. Se c'è una cosa che ho imparato in queste due settimane, è il valore del tempo e della vita.. Anche quando perdi tutto, devi rimboccarti le maniche e andare avanti, cercando di ricostruire la tua vita partendo da zero. La vita è troppo breve per passarla a lamentarsi e a rimpiangere ciò che è andato perso. Bisogna vivere ogni istante, come se fosse l'ultimo.



                                                                                                                              Sara

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